Arrivare a Chiasso in una brumosa giornata autunnale non ha nulla di esaltante. La stessa cittadina, di per sè è già sacrificata fra gole e viadotti, con strade che si attorcigliano attorno alla frontiera cercando scampo verso località più ridenti e amene.
Eppure, Chiasso ha una importante stazione ferroviaria e il treno ne ha determinato lo sviluppo e la modernità. Vale la pena venire a Chiasso perché in questi giorni ospita una molto significativa mostra legata alla storia del trasporto ferroviario.
“Treni, Arte Grafica e Design” è allestita presso il museo m.a.x., centro culturale di Chiasso, e durerà fino al 24 aprile 2022.
Nelle tre sale espositive sono presentati oggetti di design, dépliant, cartoline, modelli ferroviari, treni storici, ma ciò che colpisce è la serie di locandine e manifesti storici che pubblicizzavano i più importanti treni passeggeri che percorrevano l’Europa da una città all’altra, per portare ricchi mercanti a sbrigare affari, dame e cavalieri e nobili signori a trascorrere le vacanze in climi più miti.
La storia del poster ferroviario risale agli anni 80 del diciannovesimo secolo, che sviluppò un proprio stile artistico, da semplicemente informativo con orari e stazioni, si trasformò in un seducente poster ricco di colori e illustrazioni per catturare l’attenzione del viaggiatore.
Lo stile da cui poi presero esempio altri disegnatori in molti altri paesi nacque in Francia con i disegni della Compagnia PLM, dove si esaltavano le destinazioni dalla Francia all’Inghilterra, la Svizzera, l’Italia fino al Nord Africa. Altri grandi artisti di questa generazione realizzarono i poster della premiata compagnia Wagons-Lits. Sedotti dall’arte del viaggiare lo stile si rifà a quello francese, più sintetico ma comunque non manca di virtuosismo, cura dei dettagli e colori pastello.
Con l’avanzare del tempo, l’arte di promuovere prodotti attraverso manifesti pubblicitari coinvolse un numero sempre maggiore di artisti. Purtroppo, molti di loro e per diversi motivi, si rifiutavano di lavorare per le ferrovie. Un po’ perché i tecnocrati limitavano i loro slanci fantasiosi ma soprattutto perché questo tipo di pubblicità doveva contenere, sovrapponendosi all’opera artistica, tutta una serie di orari e tariffari e il sovrapporsi delle varie località, regioni e paesi come spesso richiedevano certi treni di lusso.
Questi poster, per poter contenere in poco spazio tutte quelle informazioni, andavano controcorrente rispetto all’evoluzione artistica del pubblicizzare moderno.
Il poster di viaggio rimase a lungo una pratica riservata a pochi specialisti capaci di adattare il loro stile alle richieste del committente, e al dover comporre un quadro con una infinità di elementi eterogenei. Successivamente avvenne un distacco dallo stile classico del poster ferroviario, e s’impose un segno neoimpressionista, scomponendo i colori secondo la tecnica del puntilismo, apportando alle immagini una luminescenza e brillantezza che rendevano l’opera completamente diverse dal resto dei poster ferroviari.
In questo periodo artistico la destinazione pubblicizzata nei poster era certamente la più grande attrattiva che potesse convincere il pubblico a viaggiare in treno, molto più delle carrozze o delle locomotive messi in secondo piano, ad eccezione ovviamente della CIWL che invece doveva convincere il cliente con il lusso e la ricercatezza dell’ambiente.
Si voleva evocare un senso di romanticismo e mistero che avvolgeva la fama di certi treni come per esempio “La valigia delle Indie”; il treno che viaggiava furtivo nella notte e si diceva trasportasse oro e gioielli per il Maraja.
Nel periodo fra le due guerre, il poster si allineò allo stile cubista, espressionista e surreale che aveva cambiato il modo si guardare alla realtà. I nuovi interpreti si erano completamente distaccati dal disegno classicheggiante che aveva imperversato nel secolo precedente, ora le immagini erano diventate lineari, i colori sovrapposti delineavano la prospettiva, e il disegno minimalizzato, al limite del geometrico.
La successiva generazione andò oltre alla semplice stilizzazione dell’immagine, pensando alla comunicazione come un breve e conciso messaggio metaforico. Si videro così cambiare i manifesti che esaltavano, invece dei languidi paesaggi e formose dame, il mezzo meccanico come simbolo della velocità, che fino ad allora nessuno aveva mai preso in grande considerazione. Ciò cambiava i termini della questione, trasmettendo al viaggiatore la sensazione che più della destinazione fosse il mezzo a dare il senso di libertà, fuga e avventura. Ne seguì un periodo di grande creatività dove diversi artisti rappresentarono, con le più avanzate tecniche compositorie, un meraviglioso connubio fra l’eleganza dell’art decò e la diversità paesaggistica.
La Seconda Guerra mondiale mise fine a questo filone artistico e anche alla vita delle grandi compagnie ferroviarie dei treni di lusso, ormai devastate dalla situazione economica e dall’incombente competizione del trasporto aereo e su gomma. Anche il destino del poster ferroviario inteso come opera d’arte, elegante, istruttiva significativa si tramutò in composizioni umoristiche. Rappresentazioni caricaturali e situazioni comiche divennero molto frequenti fino a diventare incredibilmente molto popolari. I tempi erano cambiati e il messaggio era quello di mostrare che il viaggio in treno aveva definitivamente perso la sua solennità e ritualità e che da ora in poi era l’allegro, simpatico amichevole e sportivo mezzo rappresentato attraverso quei manifesti comici e confidenziali che sarebbero poi sfociati in immagini fotografiche.
Ciò che resta è un mondo di nostalgiche atmosfere dei poster illustrati, uno sprazzo di colore e vita idilliaca che il viaggio in treno faceva desiderare.
La rassegna analizza come uno dei mezzi di trasporto più rivoluzionari nella storia della mobilità abbia saputo influenzare l’arte, la grafica e il design, attraverso le opere di autori quali Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Fortunato Depero, Filippo Tommaso Marinetti, Leopoldo Metlicovitz, Achille Luciano Mauzan, Daniele Buzzi, Plinio Codognato, Emil Schulthess, Louis Koller, François Jacques.
Inoltre, si trovano esposti vari modelli in scala, come la prima locomotiva a vapore svizzera (Spanische Brothli Bahn e tender) così detta perché trasportava i gustosissimi panini spagnoli da Baden a Zurigo, per allietare la colazione delle classi abbienti.
La mostra nasce in sinergia con il Museo Ferroviario di Pietrarsa dove sarà ospitata il prossimo anno, dal 22 maggio al 13 novembre.
https://www.fondazionefs.it/content/fondazionefs/it/esplora-il-museo/visita-pietrarsa.html
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