Un esclusivo luogo di piacevoli incontri
Fin da quando nel 1985 l’Al Andalus ha cominciato a viaggiare, le sue carrozze Belle Époque hanno ospitato una quantità di illustri viaggiatori. L’eleganza dei preziosi intarsi, le abat-jours dalle forme capricciose, gli ottoni luccicanti gli arredi pomposi ricreano quell’atmosfera romantica e avvolgente, mentre il treno si muove dentro il paesaggio andaluso.
Jerez, il cui nome in inglese è Sherry che gli inglesi modificarono al loro arrivo, deve la sua fama alle immense distese di vigne che producono l’uva Palomino, utilizzata per la produzione di rinomati vini e brandy. La visita alle note “Bodegas”, le cantine dove invecchiano i pregiati vini, rappresenta un tour obbligato che ci permette di conoscere i segreti di questa antica e raffinata produzione, introdotta dagli inglesi nell’Ottocento.
La meta della visita è la cantina Gonzàlez Byass, fondata nel 1835, che produce il celebre Tio Pepe, situata nel centro cittadino. Incredibile il quantitativo delle botti in legno che contengono il prezioso nettare da invecchiare, molte le curiosità proprie della casa come l’aver chiamato le botti di vino invecchiato, coi nomi di personaggi famosi a cui appartengono, fra cui anche noti italiani come scrittori, attori, politici, sportivi, cantanti e capitani d’industria. In un percorso guidato s’imparano i segreti della produzione, fin dalla sua raccolta nei vigneti della zona, del suo invecchiamento a seconda del tipo e della sua distillazione dalla quale si ottiene il mitico brandy. Qui tutto ha una storia particolare, come il grande padiglione in ferro realizzato da Eiffel, per contenere le botti con incise le nazioni, e i relativi stemmi, dove si esporta il vino Byass.
Non si può lasciare Jerez senza aver assistito alle stupende evoluzioni dei famosissimi cavalli della Real Escuela Andaluza de Arte Ecuestre, con sede in un ottocentesco palazzo. Conosciuta in tutto il mondo per il suo spettacolo equestre “Come ballano i cavalli andalusi”, che racchiude in modo apparente e naturale, un impegnativo lavoro di addestramento, dedizione e costante lavoro svolto a favore del mondo del cavallo, a cui si dedica da sempre questa istituzione.
Sfilano nell’arena i bianchi cavalli dall’andamento fiero, mostrano con incredibile eleganza passi di danza ed evoluzioni sotto la guida ferma dei cavalieri. Il carattere docile, l’eleganza dei tratti e la purezza del mantello ne fanno un meraviglioso esecutore di arditi esercizi di dressage e obbedienza. Il cavallo spagnolo è stato il più apprezzato in Europa per diversi secoli, soprattutto dai re e dai nobili e spesso immortalato nei loro ritratti.
Dopo Jerez, ormai agli sgoccioli della nostra avventura, il treno pende la via per Siviglia, ultima perla andalusa fra le più incantevoli.
A Siviglia ci accoglie la stazione di Santa Justa, dall’architettura moderna, costruita per i treni AVE in occasione dell’Expo del 1992. La vecchia stazione Córdoba, a ovest del centro città, è divenuta un centro commerciale.
Scesi dal treno, già si respira un’aria esotica di intrigo e mistero, di passione e musica. Il susseguirsi di insediamenti fenici, romani, visigoti, arabi e spagnoli, hanno visto questa città mutare dolcemente nel corso dei secoli, facendo proprie tutte le culture con cui è venuta a contatto e fondendole, sotto il suo sole, in un unico, caleidoscopico paesaggio.
La cattedrale è un grandioso edificio gotico eretto sul luogo di una preesitente moschea del XII secolo, resa maestosa quando, in seguito alla riconquista, venne riadattata al culto cattolico. Improntata alla più assoluta magnificenza tanto nel disegno quanto nei materiali adottati, il suo interno a cinque navate conserva capolavori che l’hanno fatta diventare famosa nel mondo. Nella Cappella Maggiore si trova il retablo gotico rinascimentale più grande esistente, nella Cappella Reale che occupa l’intera abside si erge la Virgen de los Reyes patrona di Siviglia, a protezione delle tombe di re e regine ospitate anche nella cripta sottostante. La cattedrale ospita la tomba di Colombo: il bronzeo monumentale sarcofago è portato in spalla da quattro statue rappresentanti i sovrani dei regni di Castiglia, Aragona, Leon e Navarra.
Parte della cattedrale è la Giralda simbolo della città, l’ex minareto rimasto dell’antico complesso della moschea trasformato in campanile, sulla cui sommità è stata posta la statua della Fede chiamata dai sivigliani “Giraldillo”, perché ruota su sè stessa sospinta dal vento.
Accanto si erge il Real Alcàzar, il complesso dei palazzi reali che dal X al XIX secolo si sono sviluppati in molteplici ambienti e corti, caratterizzati da una fusione di differenti stili architettonici e decorativi. Un tripudio di fontane e fortezze, giardini di aranci e ricami di pietra, cupole e stanze rivestite di variopinte maioliche. Alle spalle del palazzo si estendono i giardini dalla geometria regolare, un’oasi di acqua fresca e ombra riparatrice dal caldo andaluso.
Per vivere in pieno l’anima di questa città, bisogna assistere ad uno spettacolo di flamenco, la danza che esprime tutta la forza e la passione della terra andalusa. L’intensità e l’autenticità flamenca cattura per il ritmo e l’espressione vibrante data dai canti e movimenti di una lunga tradizione dei gitani, che la portarono dalla lontana India.
Nel trascorso di due secoli i nomadi si integrarono completamente, incontrarono i “moriscos“ dando vita alla tradizione musicale arabo-andalusa, sopravvissuta con forza e purezza in tutta l’Andalusia. L’ispirazione e l’emozione dell’artista del flamenco, oltre alla tecnica, è racchiusa in quello stato d’animo particolare chiamato El Duende. Una forza travolgente quasi diabolica, un furore viscerale ancestrale, che si trasforma in un’avvolgente rappresentazione di passione e romanticismo. Non si può assistere ad uno spettacolo di flamenco senza uscirne trasformati, toccati nell’intimo più profondo della nostra anima.
L’arrivo alla stazione di Siviglia sancisce la fine del viaggio, una fine adombrata da un filo di malinconia per qualcosa di bello, entusiasmante e indimenticabile al quale ormai ci si era abituati. Dopo un commovente commiato dai compagni di viaggio, dal sempre inappuntabile e cortese personale, dal meraviglioso “Al Andalus” e da quel sogno in un mondo da favola, ci riconsoliamo con la consapevolezza di essere divenuti più ricchi e felici dentro.
Informazioni:
https://www.renfe.com/es/es/experiencias/viajes-de-lujo/al-andalus-ruta-andaluza/el-tren
Foto: Ente Spagnolo del Turismo-Turespaña, Arch. Renfe, S.Mezzetti