In occasione della cerimonia di apertura della Capitale europea della cultura, le due città saranno unite simbolicamente dalla stazione ferroviaria di Gorizia a quella di Nova Gorica

Da Stazione a Stazione

In occasione della Festa della cultura slovena di 8 febbraio 2025 sarà organizzato l’evento di apertura di GO! 2025: Da Stazione a Stazione. Prevede la partecipazione di ospiti nazionali e internazionali, turisti e rappresentanti politici provenienti dalla Slovenia, dall’Italia, da Bruxelles e dall’Europa.

Alla cerimonia di inaugurazione della Capitale europea della cultura saranno unite simbolicamente le due città con un corteo che legherà la stazione ferroviaria di Gorizia a quella di Nova Gorica.

Lo spettacolo sarà diretto da Neda Rusjan Bric, regista, attrice, scrittrice, docente di sceneggiatura e consulente artistica di GO! 2025, nonché principale promotrice della candidatura di Nova Gorica e Gorizia a Capitale europea della cultura.

Il confine

Il confine europeo che più palesemente ci mostra gli effetti del Novecento è quello tra Italia e Slovenia e, in particolare, quello tra le città di Nova Gorica e Gorizia, immortalato nelle foto ormai ingiallite di un filo spinato a Piazza Transalpina dove oggi, per fortuna i muri sono caduti.

Le due città non potrebbero apparire più diverse. Una, sul lato italiano, si sviluppa a partire da un centro storico medievale dominato da un castello in cima a una delle colline che costellano la destra orografica del fiume Isonzo; l’altra, slovena, è invece una città orientata tutta al futuro o, almeno, a quello che alla metà del Novecento si pensava il futuro sarebbe stato.

La città più giovane della Slovenia

La città, infatti, è nata solo nel secondo dopoguerra, per dare un capoluogo a tutta quell’area del goriziano che nel 1947 era stata assegnata alla Jugoslavia. Concepito dalla lecorbouseriana mente dell’architetto sloveno Edvard Ravnikar, sotto la supervisione del governo del maresciallo Tito, il nuovo agglomerato urbano venne dunque a configurarsi come un manifesto del modernismo socialista, fatto di ampie prospettive e caseggiati in cemento armato, proiettato a un’idea di futuro che appare mai però del tutto compiuta.

Un’altra idea di futuro era quella che avevano avuto, qualche decennio prima, gli Austriaci, artefici della ferrovia Transalpina che collegava, in epoca asburgica, quella che oggi è Nova Gorica a Trieste e Salisburgo, allora tutte parte dello stesso Impero.

La stazione Nova Gorica

L’elegante e monumentale edificio insiste sulla piazza omonima, attraversata durante il secolo scorso dal confine non solo tra la Slovenia jugoslava e l’Italia, ma anche tra blocco occidentale e blocco orientale. Qui, dove permane una placca in memoria di questa stagione passata, simbolo oggi di unione e della neonata Capitale Europea della Cultura, correva una cortina di filo spinato che per decenni ha invece diviso le due Gorizie come quella che divideva Berlino alcune centinaia di km più a nord.

Isonzo, Brda e Valle del Vipava

La nomina di Nova Gorica, insieme a Gorizia, a Capitale Europea della Cultura 2025 è un’occasione di scoperta non solo per le due città, ma anche per tutti i territori di confine che le circondano: Brda, ad esempio, una regione di frontiera che prende il nome dai colli che ne tratteggiano il profilo (nella parte friulana si chiama, non a caso, Collio) e che è stata inserita dalla CNN tra le 11 regioni vinicole da scoprire nel mondo.

Appena fuori dall’abitato di Nova Gorica si apre la Valle del Vipava (Vipacco), una Bella Addormentata per troppo tempo fuori dai radar dei viaggiatori che hanno attraversato la Slovenia e che ha invece una gran voglia di risvegliarsi e raccontarsi.

Qui riposa, nel monastero francescano di Kostanjevica, insieme alla sua famiglia, l’ultimo Re di Francia della dinastia borbonica: Carlo X, deposto dalla rivoluzione del 1830 in maniera meno cruenta, rispetto alla sorte toccata al suo fratello maggiore Luigi XVI. Fu infatti proprio a Gorizia che gli ultimi eredi della famiglia del Re Sole si stabilirono durante l’esilio e, oltre a Carlo X, hanno trovato sepoltura a Kostanjevica anche membri illustri, tra i quali il figlio Luigi XIX e sua moglie Maria Carlotta.

Tra i simboli di questa terra, è immancabile la vista sulla valle e sul fiume Isonzo dal ponte di Salcano, il più grande ponte ferroviario sospeso in pietra del mondo. Oltre alla funzione originaria di lasciar transitare i treni sopra questo fiume smeraldino, il ponte di Salcano diventa in estate anche l’unico luogo in Slovenia dove è possibile praticare il bungee-jumping: adrenalina pura!

Ente Sloveno per il Turismo in Italia – www.slovenia.info

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