Quando si percorre la valle dell’Adige fiancheggiata dalle alte pareti rocciose, è impossibile non vedere il magnifico castello che si staglia sopra il borgo di Sabbionara.
Talmente affascinante con la sua cinta muraria, le torri e i merli, quasi sospeso nell’aria come una visione antica che subito cattura la nostra immaginazione e curiosità.
Il castello di Avio ha una storia che risale al 1055, quando la sua funzione era quella di mastio difensivo a guardia della val Lagarina, solcata dal fiume Adige e dalla antica via consolare Claudia Augusta, sede di intensi scambi commerciali col mondo germanico.
Solo successivamente nel Trecento, il barone Azzone dei Castelbarco vassallo del Principe Vescovo di Trento, divenuto signore del castello edificò la cinta muraria, le torri e il Palazzo Baronale. Nei secoli successivi la signoria dei Castelbarco ne fece una vera e propria corte frequentata da personaggi illustri.
Da allora il castello fu investito da alterne vicende che seguirono la sorte del territorio su cui si ergeva. Passò per un periodo in possesso della Serenissima, poi incamerato coi beni degli Asburgo e quando il Principe Vescovo di Trento tornò in possesso del Castello, i legittimi eredi dei Castelbarco riuscirono a farselo riassegnare e lo tennero come sede di guarnigioni militari. Dopo l’occupazione napoleonica, il castello nel 1812 fu abbandonato dai Castelbarco, smantellandolo da tutte le suppellettili e privandolo dei tetti.
Dopo essere stato più volte rivenduto, nel 1937 venne riacquistato da un discendente dei Castelbarco il conte Rezzonico Pindemonte e nel 1977 generosamente donato dalla figlia al FAI.
Da allora il castello è stato recuperato con interventi di restauro e mantenimento, rendendolo un luogo di grande interesse artistico e culturale, visitabile con guide specializzate.
Una opportunità da cogliere al volo, per passare qualche ora immersi in una piacevole favola. L’esclusività del luogo, il panorama, i magnifici pergolati che danno un’uva rara di antico lignaggio, valgono una gita. Le mura di pietra grigia del Baldo si stagliano nel verde del bosco circostante, mentre salendo dalla stradina acciottolata si scorge il possente mastio circondato da ulivi e vitigni. All’interno del cortile un sentiero circondato da rose e fiori si inerpica verso il fabbricato della Casa delle Guardie che conserva ancora ben restaurati affreschi trecenteschi molto significativi che riempiono di colore l’ambiente disadorno delle stanze. Sono rappresentate scene che si rifanno a una vera e propria istruzione militare per cavalieri. Si mostrano le azioni guerresche, l’assedio e le formazioni in battaglia in uno splendido susseguirsi di scene ancora ben rilevanti.
La parte più alta del castello dove si erge il mastio, è circondata da un ripido camminamento lungo le mura merlate, intervallato da porte che ne delimitano lo spazio “ridotto”. In questo spazio era previsto che venissero bloccati gli eventuali assalitori, che oltre ad esser sfiancati dall’arrampicata qui potevano essere colpiti dall’alto. Il castello, grazie alla sua conformazione non è mai stato espugnato e ancora mantiene intatta la struttura difensiva. L’alta torre esagonale conserva nell’ultima stanza un ciclo di affreschi che decorano tutte le pareti e il soffitto dell’ultima stanza: questa è la camera di Amore dove ancora si può riconoscere una figura allegorica che richiama un cupido dalle ali rosse e zampe di rapace, che scaglia frecce sui giovani protagonisti i quali, però avranno una storia d’amore dall’epilogo tragico.
Il FAI organizza al castello delle romantiche serate al tramonto, dove dopo la visita si può sostare nella terrazza e ascoltare un intrattenimento musicale dal vivo gustando un aperitivo.
Informazioni per visitare il castello: www.fondoambiente.it/luoghi/castello-di-avio
Per saperne di più sul FAI: www.fondoambiente.it/
Foto Stefania Mezzetti