Le opere di Andy Warhol, ispirate ai mezzi di comunicazione di massa e alle nitide immagini della pubblicità, trasmettono una visione oggettiva, “meccanica” che al suo esordio ha disorientato e sorpreso la critica. Il pubblico invece risultò scandalizzato dalle serie ripetute di marchi commerciali o dalla teoria di bottigliette Coca Cola. Ma sia la critica che il mercato si misero in movimento pubblicando importanti servizi su Warhol, al quale vengono organizzate esposizioni negli Stati Uniti, poi in Europa, a Colonia e Amburgo, a Parigi
Warhol lavora prevalentemente con il mezzo fotografico realizzando immagini che rappresentano avvenimenti quotidiani e tragici, come incidenti automobilistici, volti di personaggi celebri (Marilyn Monroe, ’62) o scatole di prodotti di largo consumo.
Utilizzando immagini già prodotte dai mass-media ha adottato un processo di riproduzione meccanica svuotandole di ogni significato, riducendole a messaggio omogeneo a tutti gli altri e privo di valore, a puro slogan visivo.
La mostra, curata da Matteo Vanzan, evidenzia la rivoluzione del genio di Pittsburgh attraverso un percorso espositivo di oltre 70 opere di Andy Warhol in un excursus culturale che presenta le principali opere del genio americano oltre ad una stretta selezione di film d’autore come Empire e Sleep.
“Andy Warhol” racconta il curatore della mostra Matteo Vanzan “fu l’artista determinante nella rinascita artistica della seconda metà del Novecento: cambiò il concetto stesso di arte sovvertendo l’estetica di un’intera generazione. Attraverso l’esposizione, tra le altre, delle celebri opere dedicate a Marilyn Monroe, Mao Zedong, Flowers, Dollari, Campbell’s Soup, Electric Chair e Interviews raccontiamo la storia intensa di un mondo fatto di comunicazione e genialità, business e consumismo nel ruolo centrale di una Factory divenuta punto catalizzatore dell’establishment artistico americano.
Warhol, infatti, non rappresenta solamente la superstar del mondo dell’arte e del mercato che tutti conosciamo, ma è l’immagine di un uomo dal volto sensibile e timido che si è trasformato in uno sperimentatore dalle esplosive capacità comunicative.”
“Il percorso di mostra” conclude Matteo Vanzan “sarà composto non solo dalle opere d’arte ma anche da una stretta selezione di video, documentari e da alcuni film d’epoca. Il nostro obiettivo è quello di raccontare l’uomo prima dell’artista, con tutte le sue nevrosi e le sue insicurezze in un corollario di aforismi che, nell’ironia della sua essenza, tracciano inequivocabilmente la personalità di Andy Warhol come entità capace di generare un microcosmo che riassume in sé il clima degli anni Sessanta. Una sottocultura fatta di arte, cinema e musica che racchiude i dogmi fondanti di una nuova società di cui Warhol ha rappresentato il massimo interprete.”
La mostra sarà aperta al pubblico dal martedì alla domenica 10.00 – 18.30 (e festivi). Lunedì chiuso. Fino al 22 settembre, via Castello, 63 – Desenzano del Garda (Bs)
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